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L’invasione degli italioti di Stefano d’Errico

Sono “normali” 225 morti in 10 stragi di stato – senza contare equivoche stragi di mafia, il Dc9 dell’Itavia, il Moby Prince e gli assassinii di Mattei e Moro – visto che dopo indagini infinite e ridicole sentenze quasi non si conoscono gli esecutori e nulla si sa dei mandanti? Sarà stato “normale” svendere la lira alla Ue e (con un altro governo) non fermare la speculazione sui prezzi? È sostenibile un’evasione fiscale di 150 miliardi? E che dire del giustizialismo, che avrebbe liberato l’Italia dai “malfattori”? Con la “seconda repubblica” il Paese (con i suoi asset produttivi) è andato all’asta, ha perso pluralità ideale e autonomia geopolitica, il debito è salito, malaffare, inflazione e rincari ci sono ancora, con in più la trattativa stato-mafia e, studenti compresi, 3 morti sul lavoro (poi, nel penale, altrettanti errori giudiziari) al giorno. La novità è che i giovani avranno un futuro regressivo: disoccupazione e precariato vietano ogni scelta, ma il disagio lo esprimono con convocazioni via web per scazzottarsi o pretendendo una “maturità” senza tema. È vero che l’Italia si sarebbe “meridionalizzata”? L’autore affronta la questione posta da Aldo Cazzullo, ma per lui il degrado è nazionale e pianificato: incultura e maleducazione sono “valori premiali” esibiti ovunque con spavalderia, anche alla guida, con 4 milioni di non assicurati (e la distanza di sicurezza è un optional). C’è un malaffare sindacale mai indagato. Perché regole diverse fra pubblico e privato? Perché obbligare i pensionati ad iscriversi ai sindacati di partito? È “democratico” vietare le assemblee alle realtà di base così che non si possano presentare nei posti di lavoro durante elezioni che, senza liste nazionali, decidono di ogni diritto? Sarà “normale” avere avuto un ministro dell’istruzione con diploma triennale e un presidente della Commissione Cultura del Senato con la terza media? Perché, con 230 miliardi di Recovery Fund, impegnare appena 800 milioni per le scuole, quando servirebbero 13 miliardi solo per rimetterne a norma l’80% (fatiscente)? Perché, in 20 anni, regalare 150 miliardi a banche e speculatori (anche del gioco d’azzardo)? Perché non portare oggi il gas in Sardegna e non risarcire il giusto le famiglie di medici e infermieri morti di Covid, buttando invece 25 miliardi in spese militari? Tranne i 4 milioni che leggono (Istat), gli italioti “3.0”, per il 6% terrapiattisti (Censis), sembrano incuranti comparse di una grande “festa” effimera: adorano i centri commerciali (come profetizzò Pasolini) e null’altro. Intanto, accanto alla falange del pensiero unico, anche gli ultimi epigoni del “post-ideologico” si sono assisi in parlamento, ma non distinguono il Cile dal Venezuela. Riusciremo a riveder le stelle?”

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